Perché nella società attuale si uccide così facilmente una persona amata?
- Giovanna Russo
- 15 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Leggo dalle ultime notizie:
"Il movente “punire e incastrare il marito separato”
Elena potrebbe essere stata uccisa dalla madre Martina Patti “per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagna dell’ex convivente” in quanto non tollerava che alla donna “vi si affezionasse anche la propria figlia” scrive la procura di Catania in una nota in cui ricostruisce l’omicidio della piccola dopo il fermo di Patti per omicidio premeditato e pluriaggravato della piccola."
È una tragedia, ma non serve a niente giudicare questa mamma, Martina, e dire che deve pagare per tutta la vita il suo crimine orrendo, da un punto di vista legale è logico, ma da un punto di vista umano chiediamoci che sta accadendo nella nostra società. Mi è capitato di vedere un video in cui un personaggio famoso sui social sparava a zero su questa donna.
Inizio con il dire che tutti proviamo orrore di fronte ad un omicidio (o femminicidio), eppure bisogna capire che la mente umana è capace di tutto, in particolare se è agitata da una profonda sofferenza.
È quasi incredibile che una mamma arrivi ad uccidere sua figlia, eppure può accadere proprio in questi casi in cui una donna si sente abbandonata dal suo uomo che ha un'altra e in più vede che la figlia si sta affezionando alla sua rivale.
Non sto giustificando, sto solo cercando di capire ciò che ha spinto Martina ad uccidere sua figlia Elena: l'idea di perdere anche il suo amore e quindi di essere completamente sola e abbandonata ha scatenato la sua follia. Ha voluto vendicarsi (forse) anche con il suo ex, uccidendo il frutto del loro amore finito.
Siamo sempre allo stesso punto: oggi più che mai, nella nostra società, assistiamo giorno per giorno ad omicidi e femminicidi dovuti all'incapacità di accettare la fine di un rapporto d'amore e all'incapacità di gestire queste fortissime emozioni e frustrazioni (anche oggi un'altra donna è stata uccisa, madre di due figlie, dal marito incapace di gestire le fortissime emozioni della fine del loro rapporto).
È necessario prendere consapevolezza che bisogna introdurre nelle materie scolastiche L'EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITÀ, per insegnare non solo l'arte di amare (non a caso ho usato questa espressione, l'amore è un'arte, si può imparare, non è solo istinto e passionalità), Erich Fromm ha scritto un famoso libro: "L'arte di amare", perché siamo tutti analfabeti nell'amore, ci illudiamo di saper amare perché proviamo certi istinti sessuali, l'amore è molto di più.
Nell'EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITÀ si potrebbe insegnare anche a gestire le proprie emozioni, soprattutto quelle "negative": rabbia, rancore, delusione, senso di sconfitta, di fallimento, tristezza ed altre. Sono queste fortissime emozioni negative a scatenare l'inferno dentro di noi, se manca una visione spirituale della vita ed anche la capacità di controllare se stessi nel dolore. Bisogna introdurre la psicologia applicata alla vita come materia scolastica, gli insegnanti dovrebbero essere esperti in queste materie, il fine dovrebbe essere educare le menti umane a conoscere se stesse e a sapersi governare e controllare. La rabbia si può sfogare in modi innocui, Louise Hay insegna, per esempio, che, quando siamo arrabbiati con qualcuno, possiamo prendere a pugni un cuscino o andare a correre per sfogare le tensioni. Comunque se ognuno facesse anche un percorso continuo di spiritualità riuscirebbe a vivere governando bene il proprio mondo interiore.
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